QUESTIONE DI ATTITUDINE
Una grande piaga per l'uomo é dovere dimostrare di avere ragione, é una delle principali cause dei conflitti umani e non solo a livello mondiale, scaturisce dal concetto non reale che il mondo fuori é indipendente dall'uomo, e se cosi fosse potrebbe esserci necessità di dimostrare la propria ragione sull'altro, chiunque esso sia, però cosi non é. Possiamo eliminare il concetto di separazione tra noi e l'esterno solo osservando la connessione tra il nostro dentro ed il fuori, notando tramite l'esperienza l'influenza che i movimenti del dentro, della propria coscienza, operano sul fuori, giungendo a comprendere che é la nostra attitudine a dare forma all'esterno, ed una volta arrivati a tale consapevolezza é solo con noi che dobbiamo
giungere ad un accordo sullo stato delle cose fuori di noi. L'acquisizione di questa personale responsabilità permette di eliminare i conflitti col (quindi nel) mondo esterno, ma é solo mettendo in pratica il concetto che otteniamo la riprova della sua validità, cosicché una 'semplice filosofia', dimostrata, diventa un valido strumento pratico. È una riprova che necessita di volontà al cambiamento personale e non i soliti strumenti fisici che agiscono sull'esterno, in quanto é solo dopo un'attenta auto-osservazione e modifica di sé che possiamo toccare con mano i risultati, provando che sono i nostri ideali a sprigionare e condurre il nostro pensiero e la visione del mondo, e che quella attitudine lo forgia, appurando così che il mondo é sempre riflesso dell'attivitá immaginativa dell'uomo e mai causa. L'uomo sa rendere il mondo la causa di ciò che vive ma di fatti la realtà é il contrario, e siccome il mondo testimonia sempre le assunzioni che ognuno fa', anche nell'assumere il mondo come causa, l'uomo trova la sua soddisfazione, continuando a restarne soggiogato e ciò é parte del dramma della vita di ognuno perché non si può mirare alle altezze se prima non si prova la loro assenza, é dall'insoddisfazione che nasce il desiderio di cambiamento ed il desiderio é ciò che muove la vita di ogni essere umano. Non c'é pertanto nessuno stato dell'essere che sia migliore di un altro, tutti servono l'uomo in quell'unico scopo di vita che é svegliarsi dal sonno profondo in cui si trova e tornare alla consapevolezza dell'Uno, eterno ed indivisibile, contenente tutti gli opposti e non solo il bene o solo il male, i quali non si possono comprendere se non si sperimentano entrambi ed a questa esperienza nessun uomo si sottrae.
giungere ad un accordo sullo stato delle cose fuori di noi. L'acquisizione di questa personale responsabilità permette di eliminare i conflitti col (quindi nel) mondo esterno, ma é solo mettendo in pratica il concetto che otteniamo la riprova della sua validità, cosicché una 'semplice filosofia', dimostrata, diventa un valido strumento pratico. È una riprova che necessita di volontà al cambiamento personale e non i soliti strumenti fisici che agiscono sull'esterno, in quanto é solo dopo un'attenta auto-osservazione e modifica di sé che possiamo toccare con mano i risultati, provando che sono i nostri ideali a sprigionare e condurre il nostro pensiero e la visione del mondo, e che quella attitudine lo forgia, appurando così che il mondo é sempre riflesso dell'attivitá immaginativa dell'uomo e mai causa. L'uomo sa rendere il mondo la causa di ciò che vive ma di fatti la realtà é il contrario, e siccome il mondo testimonia sempre le assunzioni che ognuno fa', anche nell'assumere il mondo come causa, l'uomo trova la sua soddisfazione, continuando a restarne soggiogato e ciò é parte del dramma della vita di ognuno perché non si può mirare alle altezze se prima non si prova la loro assenza, é dall'insoddisfazione che nasce il desiderio di cambiamento ed il desiderio é ciò che muove la vita di ogni essere umano. Non c'é pertanto nessuno stato dell'essere che sia migliore di un altro, tutti servono l'uomo in quell'unico scopo di vita che é svegliarsi dal sonno profondo in cui si trova e tornare alla consapevolezza dell'Uno, eterno ed indivisibile, contenente tutti gli opposti e non solo il bene o solo il male, i quali non si possono comprendere se non si sperimentano entrambi ed a questa esperienza nessun uomo si sottrae.
Il reale e concreto affrancamento dell'uomo da ogni schiavitù avviene in se stesso, non può avvenire operando sull'esterno quando quest'ultimo é direttamente sottoposto e modellato dai movimenti della coscienza umana. E per schiavitù non intendo solo quelle illegali, ma tutti i fatti che creano all'uomo uno stato interiore di prigionia o dipendenza, in generale di sofferenza, e che provocano ansia, infelicità, paura, incertezza, biasimo, insoddisfazione, lamentela, condanna e via discorrendo, a partire dalle nefaste notizie dei quotidiani, sino a quelle personali e di amici e conoscenti nella quotidianità individuale, oggi anche palesemente raccontata nelle reti sociali, luoghi scambiati spesso (senza generalizzare) per confessionali, in cerca di approvazione delle proprie ragioni. L'uomo 'sveglio', ossia consapevole del suo potere interiore non ha necessità di approvazione, tanto meno può condividere nulla di inferiore al meglio del meglio di tutto, anche se non fisicamente reale, perché conosce il suo potere interiore e sa che non fallirà nel dare ampia testimonianza all'esterno. Egli sa che il mondo esterno é una sua estensione, la sua coscienza resa manifesta, allora é vigile su ciò che capita in lui poiché consapevole della sua responsabilità e peso nella propria vita ed in quella degli altri, cosicché non dá libero sfogo alla parola ma la controlla (ed in quest'atto controlla se stesso perché la parola sprigiona dai pensieri ed i pensieri sono il riflesso dello stato dell'essere, cioè dell'ideale che l'uomo incarna). Non cerca approvazione né consensi, ma agisce e lo fa interiormente. Ne risulta che prendere coscienza di sé non può prevedere un lavoro di gruppo o collettivo, é questione individuale ed affrontandolo si tende ad una sempre maggiore individualità, e quindi fede in se stessi, poiché il sé, che é immaginazione, é l'unica realtá, é dunque illogico rivolgersi ad un altro per aiuto se lo si possiede giá in sè, in tale contesto non vi é necessità di dovere dimostrare le proprie ragioni.
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