PARLIAMO DI PACE
Parliamo di pace e di come crearla, poichè nulla in questo mondo è legato al caso. Se vogliamo modificare la realtà esterna, dobbiamo prima comprendere cosa la origina, in modo da operare sulle cause piuttosto che sugli effetti come notoriamente accade. Il mondo è riflesso e non causa, è riflesso delle nostre proprie coscienze e questo possiamo riscontrarlo se badiamo con attenzione alla connessione che esiste tra il nostro proprio mondo visibile e quello interiore invisibile; troveremo che ciò che sta fuori è in stretta armonia con ciò che sta dentro di noi. Comprenderemo che
la nostra attività interiore, mentale e di sentimenti, influisce sempre sulle circostanze che osserviamo, ottenendo la verifica personale della Verità spirituale, ciò che la rende altamente utile e concretamente pratica. Altrimenti possiamo vederla dal punto di vista scientifico: come David Bohm, eminente scienziato nonchè ricercatore della Verità che ha unito la sua intuizione del Tutto alla scienza, ampiamente illustrò e discusse: 'il principio della nostra realtà materiale è l'interpretazione che noi facciamo di essa'. Comunque sia realizzato, tale concetto é fondamentale per renderci conto della nostra responsabilità individuale nella creazione della realtà fisica, quindi anche della pace o del conflitto. E’ una responsabilità individuale perché è il mondo interiore l'origine della realtà esterna ed è indivisibile da essa, l'esterno è una sua estensione, quindi quel mondo interiore, che l'uomo comunemente considera piccolo, invece ha influenza universale per via della mancanza di separazione tra noi e tutta la realtà visibile. Appena la realizziamo, tale responsabilità diventa libertà, in quanto il nostro mondo interiore è sotto il nostro unico personale dominio e non sotto quello altrui, e se ce ne appropriamo consapevolmente può diventare un vantaggio personale, implicando beneficio per il prossimo.
Applichiamolo al tema della pace. Se qualsiasi effetto può essere modificato solo attraverso la modifica delle cause, i conflitti personali e quelli del mondo, che sono effetti di cause interiori all'uomo, possono essere modificati solo attraverso una modifica delle cause interiori che li hanno originati. Tutto ciò che è manifesto è originato da uno stato psicologico, nulla si sottrae a questa legge universale, pertanto la pace potrà essere portata nel mondo solo attraverso la sua acquisizione interiore, la quale rende possibile la generazione di una differente interpretazione dell'esterno. I conflitti originano dall'ignoranza del potere mentale come unico potere, quindi superiore a quello fisico. Coloro che non lo conoscono, o non lo comprendono, o non lo accettano, o che mettono comunque il potere mentale in secondo piano, hanno la necessità di usare azioni fisiche per contrastare una realtà che considerano indipendente da loro stessi, sentendosi imprigionati ed impotenti di fronte al mondo. Non afferrando l'origine della realtà visibile, sottovalutando l'unità tra osservatore e quanto è osservato, la persona è portata logicamente a tentare di modificare l'esterno nei modi che conosce e che sono comunemente fisici. Essi vengono travolti dai fatti perchè non ne intravedono la causa psicologica in se stessi. Gli spettatori poi, sia dei fatti che dei loro autori, reagiscono e con le loro reazioni esprimono la loro interpretazione della realtà visibile e con quel significato contribuiscono ulteriormente alla realtà di quei fatti. Non possiamo biasimare tutto ciò, ma usarlo per comprendere come comportarci se vogliamo portare giovamento ai fatti e loro autori, sia quando siamo in veste di autori, sia nel caso di meri spettatori.
Senza crearne
giustificazione, bisogna comprendere che la violenza è frutto di una situazione
come sopra illustrata, dell’ignoranza e della schiavitù mentale di chi la
opera e viene accresciuta da chi osservandola si erge a giudice, cercando il giusto
e lo sbagliato, magari condannando. Il motivo sta nel fatto che tutto quello opera una divisione di quanto è
indivisibile, ed è ciò che porta confusione in un ordine universale che è
naturalmente armonia e pace. Si nota che anche nel ruolo di meri osservatori si può
contribuire a consolidare la violenza e seminarne di ulteriore.
Sapendo ciò, è
intuibile cosa possiamo fare in pratica per la pace. Che le guerre non hanno
mai risolto e risolveranno nulla di ciò che volevano risolvere, è un dato di fatto
che trova fondamento nel principio che la realtà esterna è effetto di una causa
interiore all’uomo, pertanto chi tenta di portare pace con una coscienza di
odio, rabbia o condanna invece che di amore, non potrà mai creare pace, è alla
causa che bisogna rivolgersi per portare la pace vestendo uno stato psicologico
di amore e pace che non può per sua natura conoscere né giudizio, né condanna.
Chi crede nel potere mentale, chi sa che non vi è altra origine per il mondo
materiale se non nell'interiorità dell'uomo, discrimina con attenzione cosa
intrattiene in sè, mettendo al posto dei fatti che vede con gli occhi fisici, quando indesiderati, sempre
quelli che vorrebbe vedere manifestati, e lo fa in base ad ideali fondati su
un solo sentimento: l'amore. Se vogliamo portare pace nelle nostre vite e di
riflesso nel mondo, dobbiamo cominciare a prendere coscienza dell'infinito potere
che sta in ognuno di noi e che è uno ed indivisibile; afferrare la
responsabilità che ogni nostro pensiero e sentimento è un seme che cade nel
terreno fertile della coscienza universale e cresce portando inevitabilmente frutti
nel futuro, a noi ed a tutto il mondo, e
con tale consapevolezza imparare a discriminare ed intrattenere in noi solo
i più nobili ideali che vogliamo vedere riflessi nel mondo: amore, pace,
fratellanza, comprensione, armonia, gioia, abbondanza per tutti, e se la mente
va al giudizio ed alla condanna ricordiamo a noi stessi che non è nostro
compito quello e che è contro-produttivo per creare pace. Il giudizio e la
condanna sono necessità create dall'uomo che ignora la natura delle cose, cioè l'unità che sottintende ogni cosa visibile e che è un'unità universale,
eterna, onnipresente ed indivisibile. La condanna ed il giudizio non risolvono
ma peggiorano le situazioni, è forse più nobile colui che immagina e pensa alla
vendetta? o che inneggia alla punizione? o che augura il peggio ad un suo simile?
No! Poiché tra un atto immaginato ed uno fisico non c'è differenza in quanto la
coscienza è Una, universale ed indivisibile. L'esterno non è indipendente e mosso da chissà quale forza esterna all'uomo. Dunque, non giudichiamo, ma
risolviamo! C'è chi lotta nel mondo, c'è chi usa violenza, ma sono persone che
stanno vestendo quello stato di coscienza, dimentichi del potere infinito che
sta in loro e che si chiama Amore, tentano di liberare se stessi dalla propria
schiavitù interiore, una prigione psicologica di cui nemmeno si rendono conto,
attraverso l'offesa verso gli altri, aiutiamoli! non giustifichiamo la
violenza, nè il male in tal modo ma operiamo una legge universale che dice che
ciò che seminiamo, raccogliamo. Chiunque essi siano, aiutiamoli mentalmente
sostituendo il nostro giudizio o condanna con la comprensione ed attraverso la
comprensione col perdono, ma un perdono che non è una ratifica del male e della
violenza, bensì una sostituzione del male col bene in modo da dare un
significato differente alla realtà visibile e modificarla in quel nuovo
significato, trasformando i coinvolti nella medesima natura. Se noi non
facciamo ciò, se noi condanniamo, anche solo con un atto immaginativo, stiamo
rispondendo con violenza alla violenza, fomentando la violenza e non la stiamo
eliminando; stiamo dando significato alla realtà usando lo stesso livello
mentale di chi opera la violenza fisica e di conseguenza somigliando a loro.
Non facciamoci accecare dai fatti, non reagiamo come 'sonnambuli', svegliamoci
all’infinito potere interiore che è amore, ed affidiamoci al sentimento dell'Amore, che non
conosce ostacoli, per portare amore nei cuori altrui, intrattenendolo in noi in
prima istanza; sarà seme che darà frutti della stessa natura, quelli che
sostituiranno il male con il bene, portando la pace, l’armonia e la
fratellanza. Questa è la visione corretta della realtà, ciò che ognuno non
dovrebbe mai perdere di vista per diffondere pace: non vi è altro modo per
vederla riflessa nel mondo se non portarla dentro di sè in assoluto e senza
condizioni poiché prima di ogni maschera che vestiamo, noi siamo fratelli;
prima di ogni atto materiale noi siamo il medesimo essere, la stessa coscienza
universale.
«E che può saper
lei, signora, perché uno, tante volte, ruba; perché uno, tante volte, ammazza;
perché uno, tante volte ‑ poniamo, brutto, vecchio, povero ‑ per l'amore d'una
donna che gli tiene il cuore stretto come in una morsa, ma che intanto non gli
fa dire: ‑ ahi! ‑ che subito glielo spegne in bocca con un bacio, per cui
questo povero vecchio si strugge e s'ubriaca ‑ che può saper lei, signora, con
qual doglia in corpo, con quale supplizio questo vecchio può sottomettersi fino
al punto di spartirsi l'amore di quella donna con un altro uomo ‑ ricco,
giovane, bello ‑ specialmente se poi questa donna gli dà la soddisfazione che
il padrone è lui e che le cose son fatte in modo che nessuno se ne potrà
accorgere?»
da 'Il
berretto a sonagli' di Luigi Pirandello
Vi suggerisco la lettura de 'Il berretto a sonagli' di Pirandello, da cui ho tratto quel passo. Una delle numerose rappresentazioni teatrali di questo grande illuminato scrittore italiano che seppe mettere in luce il dramma psicologico della vita. La signora Beatrice, considerandosi tradita, per sete di vendetta, per sete di quella giustizia umana che mette sempre al primo posto la necessità di trovare capri espiatori nel tentativo di alleviare le sue proprie pene, travolge le vite altrui creando scompiglio, sofferenza e dolore. E' il Ciampa, tradito anch'egli, che le mostra che 'non c'è più pazzo al mondo di chi crede d'aver
ragione'.
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